Non so cosa che tipo di cura sia viaggiare, non so se abbia effetti collaterali o controindicazioni. So che per me è stata La Cura.
Avventurarmi in qualcosa d’ignoto, sfidare me stessa, trovare bellezza in qualsiasi cosa incontrassi mi hanno dato la forza per affrontare il resto. Perché non è sempre tutto fiori e arcobaleni. Il viaggio mi ha salvata.
Ci sono giornate no, ci sono periodi di buio, momenti in cui ci si sente persi e senza alcun faro a cui rivolgere lo sguardo. Io so cosa mi serve in quel momento: prenotare un biglietto qualsiasi o prendere la macchina e spostarmi senza meta… è una fuga? Può darsi, ma per me è stato l’unico modo per ritrovarmi. Ho conosciuto parti di me che non credevo esistessero mentre lingue diverse si mischiavano ad un tavolo, ho trovato la parola che tanto cercavo in una sconosciuta che è stata la mia confidente il tempo di una sigaretta, ho fatto i conti con le mie volubilità mentre tutte le certezze affogavano dentro un bicchiere di vino rosso.
Che ci succede quando viaggiamo? Cos’è quell’adrenalina che sentiamo scorrere dentro e che non riusciamo a fermare? Cos’è che ci spinge a camminare per chilometri senza avvertire stanchezza quando solitamente prendiamo l’auto per percorrere 200 metri? Io, ritardataria, mai perfettamente organizzata, sempre di corsa; quando sono in viaggio mi trasformo in un’altra me. Non mi angoscia non sapere cosa succederà tra un’ora, mi prendo il mio tempo, riesco a fare addirittura più di un pensiero prima del caffè!
L’anno appena trascorso ha visto mille stravolgimenti nella mia vita, ho guardato il mondo che avevo sempre creduto eterno frantumarsi in migliaia di pezzi, mi sono presa il tempo di riflettere e navigare in questo mare senza bussola. No, non ne sono venuta a capo. Ma viaggiare mi ha tirato fuori dal vortice che rischiava di travolgermi, mi ha dato una boa a cui aggrapparmi, un salvagente che mi faceva sorridere comunque, ogni giorno. Mentre il mondo ospitava i miei piedi curiosi, la vita continuava e il tempo si accartocciava tra parole dette e non dette. Io proiettavo i miei pensieri su una cartina e forse stavo solo fuggendo dalla realtà, ma fino a quel momento io mi sono goduta il viaggio.
Poi arriva Natale, gli addobbi e le canzoni che ti mettono con le spalle al muro e ti costringono ad a fare i conti con ciò che hai cercato di sotterrare. Non c’è mai un’età giusta per vivere la separazione dei propri genitori, di questo ne sono certa. Probabilmente c’è un modo giusto… e in questo caso sono sicura di non averlo azzeccato.
Continuo a scrivere e non so neanche perché ho iniziato a farlo. Forse perché è giusto sdoganare il mito che ci siano persone eternamente felici. Vite perfette, foto patinate, nessun broncio, niente che ti faccia pensare di mandare tutto all’aria e ricominciare da zero. Non esistono. Dietro i profili ci sono persone, esseri umani con milioni di splendidi difetti e giornate fottutamente grigie. Ci sono Natali senza alberi e lucine, ci sono notti insonni, giornate senza Instagram fatte di frasi sottolineate nei libri e lacrime bagnate d’inchiostro. E se vi succede, non siete “diversi”… siete umani!
Di qualsiasi colore siano le vostre feste, auguri di cuore ♥